📰 Appuntamenti: Roma. Teatro Vascello. Cirano deve morire Uno spettacolo-concerto tra poesia e rap

Dal 22 novembre al 4 dicembre
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Cirano deve morire
UNO SPETTACOLO CONCERTO AL VORTICOSO RITMO DELLA MUSICA RAP
adattamento del Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand
Spettacolo vincitore del Bando Biennale College indetto dalla Biennale Teatro di Venezia
2018.

di Leonardo Manzan, Rocco Placidi
regia Leonardo Manzan
con Paola Giannini, Alessandro Bay Rossi, Giusto Cucchiarini
musiche originali di Franco Visioli e Alessandro Levrero eseguite dal vivo da Filippo Lilli
fonico Valerio Massi
luci Simone De Angelis, Giuseppe Incurvati
scene Giuseppe Stellato
costumi Graziella Pepe
produzione de La Biennale di Venezia nell’ambito del progetto Biennale College Teatro –
Registi Under 30 con la direzione artistica di Antonio Latella
produzione nuovo allestimento 2022 La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello, Elledieffe,
Fondazione Teatro della Toscana
Durata: 90’
 

Presentazione   

https://youtu.be/Hb1iYic8Wk4
Cirano deve morire è una riscrittura per tre voci del Cyrano di Bergerac di Edmond
Rostand. Uno spettacolo concerto con testi e musiche originali che trasforma la poesia di
fine’800 in feroci versi rap. Rime taglienti e ritmo indiavolato affrontano in modo
implacabile il tema della finzione attraverso il racconto di uno dei più famosi triangoli
d'amore della storia del teatro.
Cyrano de Bergerac è una storia di inganni e di morte, di fedeltà agli altri e di tradimento di
sé stessi, una storia di parole che seducono e di silenzi che uccidono. È una straordinaria
storia di amore e di amicizia, forse la più grande del teatro moderno. Affidata di consueto
ad interpreti maturi, che vedono nel testo nient’altro che una prova d’attore, appesantita
dal verso alessandrino che non ha ancora trovato, nelle traduzioni italiane, risultati precisi
e leggeri, si finisce inevitabilmente col dimenticare che questa, in realtà, è la storia di tre ragazzi. Due amici e la donna di cui entrambi si innamorano. Cirano deve morire,
liberamente ispirato al Cyrano di Rostand, recupera la forza poetica del testo attraverso le
rime e il ritmo del rap, scelta necessaria non solo per l’espressione dell’eroismo e della
verve polemica di Cirano, ma anche per rendere contemporanea e autentica, quindi fedele all’originale, la parola d’amore. Lo spettacolo trova la sua espressione nella forma del concerto, con musiche originali dal vivo e intrepreti sempre sul palco e sempre a favore di
pubblico. Una scelta estetica precisa che trova il suo fondamento nella natura performativa
del protagonista (il primo atto dell’opera di Rostand si apre in un teatro). Lo spettacolo
isola il triangolo d’amore dalle vicende collaterali della trama e affronta la trama
retrospettivamente, per far emergere da essa i significati universali. È una resa dei conti
tra i tre protagonisti, i due morti e l’unica sopravvissuta, Rossana, che non riesce a
liberarsi dei fantasmi che hanno distrutto la sua vita con l’inganno di un amore impossibile,
ma che allo stesso tempo le hanno donato gli unici momenti di felicità, con la forza della
fantasia.
Sarà bene cominciare dal principio, cioè dal titolo. “Cirano deve morire” è una
dichiarazione di intenti e insieme una preghiera che vi rivolgo in forma di esclamazione:
dimenticatevi del Cirano così come pensate di conoscerlo.
Il primo atto del Cyrano de Bergerac reca a sua volta un titolo: “Una Rappresentazione a
Palazzo di Borgogna”. Non è un caso che un dramma sulla verità e sulla menzogna, sulla
realtà e sulla finzione, si apra in un teatro. “Una Rappresentazione a Palazzo di Borgogna”
è il titolo dell’atto primo dell’opera di Rostand. Un evento e il suo spazio. Richiamarlo mi
serve per spiegare il primo tentativo: aderire a questa indicazione dell’autore (più
suggestione che prescrizione), seguire questa traccia e portarla alle estreme
conseguenze. “Cirano deve morire” sarà “Una rappresentazione in un teatro” nel senso
che si svolge tutta e unicamente nel teatro che la ospita, dal principio alla fine.
Tra il principio e la fine naturalmente c’è una storia. La storia è nota e sarebbe inutile
cercare di ammantare di mistero ciò che è semplice come la vicenda di tre ragazzi. Lo
sforzo della sinossi è superfluo. In Cirano deve morire le foglie dell’ultimo atto sono ormai
cadute. A ben vedere però non tutto è perduto. Non tutti sono perduti. Nell’ultima scena
dell’opera di Rostand Rossana vive. Quanto basta per innescare il secondo tentativo:
raccontare di nuovo una storia già letta, mettere in scena una ripetizione (che sia l’ultima,
perché Cirano deve morire), affinché emergano da essa le ambiguità e i significati, (le vere
ambiguità e i veri significati), e questo senza che si sovrapponga, a portarci a fondo,
l’interpretazione. L’interpretazione è una malattia mentale - chi l’ha detto? Sono d’accordo
con lui -. Liberi dall’interpretazione, e va da sé dal giudizio, non resta che dire brevemente
in cosa consiste questa storia rivissuta e come intendiamo raccontarla in scena.
Cosa vuol dire mettere ancora una volta su un palco Cirano, Rossana e Cristiano e
metterli in condizione di mostrarci per l’ultima volta le loro vicissitudini? La risposta è uno
spettacolo concerto. Un’esibizione consapevole e a tratti aggressiva, che sceglie il verso
rap e la sua poetica per riappropriarsi della spontaneità originaria e insieme, ma è lo
stesso, della profondità che Rostand a volte sembra voler dissimulare. Professione di
cortesia nei confronti del pubblico? Parrucche e sfarzosi abiti seicenteschi possono
nascondere le cose più difficili da dire.
Sento che prima della fine di questo intervento, prima che di questo foglio facciate dei più
utili coriandoli, sia giusto da parte mia venire allo scoperto e dire apertamente cosa penso
di Cirano, perché Cirano deve morire, motivare in qualche modo il mio desiderio
iconoclasta. Ma rischio che sia piuttosto Cirano a dire cosa pensa di me. Si può essere
iconoclasti verso ciò che non è un’icona? Forse è proprio questo il tentativo più
importante: dimostrare che Cirano non è affatto un’icona, non offre schemi. Semina indizi,
tracce che portano a noi. Cirano ci appare molto più simile, più prossimo di quanto
pensassimo, se riusciamo a smascherarlo, cioè, letteralmente, se gli togliamo la
maschera. Siamo tra persone adulte, non sappiamo forse che Cirano porta una maschera,non parlo della sua strategica oscena appendice, ma della maschera dell’eroe? Ho detto
fin troppo.
Lascio che sia un filosofo contemporaneo, Alasdaire MacIntryre a chiudere come si deve
queste note, con quello che considero il miglior riassunto di quest’opera e della nostra
umana condizione.
“[...] cercando di proteggere l’autonomia che abbiamo imparato ad apprezzare, aspiriamo
a non essere manipolati dagli altri; cercando di concretare i nostri principi e punti di vista
nel mondo della prassi, non troviamo altra strada praticabile che rivolgere verso gli altri
quelle stesse modalità di rapporto manipolativo cui ciascuno di noi desidera sottrarsi nel
proprio caso.”
Motivazione del premio della Biennale di Venezia
“Leonardo Manzan ha avuto il coraggio di esporsi e di rischiare. Ha dimostrato di essere
pronto ad attraversare quella linea gialla che delimita la zona di sicurezza per andare in
zone anche pericolose, mai rassicuranti e ovvie. Al suo coraggio vogliamo aggiungere la
nostra scommessa”
Antonio Latella

“Nel festival la vera scoperta è un vertiginoso “Cirano in versione Rap”.
Sorprendentemente Manzan ha riscritto con rime rap, e non solo, il dramma di Rostand
non per scherzarci ma per trasformare un classico nell’inquieta geografia sentimentale e
artistica di chi scrive e di chi recita.”
“è chiaro che l’uso del rap, teso e tagliente (alla drammaturgia ha collaborato Rocco
Placidi), non è un trucco ma un gioco sulle rovine del senso, perché legando il suo
significato al modo in cui le parole sono scritte, il rap moltiplica i significati in modo
perverso e labirintico.”
Anna Bandettini – La Repubblica
Prezzi intero € 25, ridotto over 65, under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti
€15  acquista i biglietti on line
https://www.vivaticket.com/it/Ticket/cirano-deve-morire/182410     info 065898031
promozioneteatrovascello@gmail.com - promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
Il teatro rimarrà chiuso i giorni:
24-25-26 dicembre
1-2 gennaio
Sabato 31 dicembre ore 21:00
Speciale Capodanno

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